mercoledì 13 giugno 2012

Marche d'acqua 2012:successo per la seconda edizione


Tante opere d’arte realizzate da artisti provenienti da 15 diversi paesi da tutto il mondo: questo è altro è Marche d’acqua 2012. La seconda edizione del premio internazionale di acquarello si è svolta il 2 e 3 giugno nel centro storico di Fabriano. Il premio, promosso dall’assessorato al Turismo del Comune di Fabriano, dal Museo della Carta e della Filigrana in collaborazione con l’associazione InArte, è il più grande evento in Italia dedicato all’arte 

mercoledì 6 giugno 2012

Le mostre di Poiesis


(articolo pubblicato su "L'Azione" del 1/06)

Tre giornate dedicate alla musica, alla poesia, al cinema ma anche all’arte: questo è Poiesis, la kermesse culturale che anche quest’anno ha portato a Fabriano esposizioni di prestigio.
Grande spazio alla fotografia, con cinque esposizioni nelle suggestive location del centro storico, occasione per riscoprire posti come l’Oratorio del Gonfalone o la cripta della chiesa di San 

venerdì 18 maggio 2012

IL CINEMA A POIESIS


(articolo pubblicato sul Corriere Adriatico del 18/05/12)



Parlare di Poiesis, il festival che si svolgerà a Fabriano dal 25 al 27 maggio, significa anche parlare di cinema. Come negli scorsi anni anche in questa quinta edizione il cinema sarà infatti presente, con ospiti di spessore e proiezioni no-stop di grandi film. Arrivano a Fabriano Paolo e Vittorio Taviani, i due fratelli del cinema che 

giovedì 10 maggio 2012

InArte al 100x100


La Nuova Galleria delle Arti di Fabriano ospiterà, dal 18 al 27 maggio, la mostra “Fabriano InArte al 100x100”. L’evento, organizzato dall’associazione culturale InArte e curato da Giuseppe Salerno, è patrocinato dal Comune di Fabriano e sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Trenta artisti del territorio si presentano insieme in un’esposizione in cui offrono le loro considerazioni su una città ricca di storia e cultura. Un gesto innovativo, che unisce tanti artisti poliedrici che mettono insieme le loro diversità tecniche e di pensiero per fornire ai fruitori della mostra una riflessione unica sulla realtà fabrianese. Un appuntamento che mette in mostra i talenti del territorio e le ricchezze artistiche presenti, ennesima testimonianza dell’obiettivo con cui è nata l’associazione InArte: unire le arti per creare una condivisione culturale che arricchisca sempre di più la città.
L’inaugurazione è prevista per sabato 18 maggio alle ore 18:00 e la mostra sarà aperta tutti i giorni fino al 27 maggio dalle 16:00 alle 20:00.
L'esposizione è solo uno degli appuntamenti dell’associazione InArte: in programma anche il premio internazionale d’acquarello “Marche d’acqua”, dal 1 al 3 giugno, e la quinta edizione di “Festando”, che si svolgerà da luglio a settembre.

lunedì 7 maggio 2012

PERSONALE DI FRANCO ZINGARETTI - 40 ANNI DI CARRIERA



L’evento “Reazioni cosmiche, la carta l’origine e l’immaginario” è dedicato al compimento dei 40 anni di carriera dell’artista fabrianese Franco Zingareti. Il catalogo che accompagna la mostra presenterà il cammino professionale che in 40 anni l’artista ha compiuto in stretta sinergia con la sua città e le eccellenze del suo territorio, soprattutto con l’elemento carta che ha da sempre caratterizzato le sue opere. La mostra, curata dall’artista, amico di Zingaretti, Claudio Schiavoni presenta il compimento di un lungo percorso artistico ed espressivo con elementi inediti di grande interesse, fra cui opere scultoree in carta, opere pittoriche tridimensionali ed istallazioni.
 All’evento di inaugurazione della mostra sarà proiettato il video inedito curato e realizzato da Achille Corrieri, che testimonia il profondo rapporto di Franco Zingaretti con la città di Fabriano.
 La Città di Fabriano e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana sono i prestigiosi enti patrocinanti che insieme alle associazioni culturali Fabriano Incontra ed InArte hanno curato l’evento.
 Presentano la carriera di Zingaretti, nel catalogo, i testi critici di Valeria Carnevali, Paola Ballesi, Silvia Cuppini, Giuseppe Salerno – il testo di Claudio Schiavoni presenta la mostra.

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FRANCO ZINGARETTI, ESPERANTISTA DI SEGNI E COLORI – di Valeria Carnevali
Le culture secolari degli uomini e la Cultura, quella millenaria dell’Uomo.
Attraversando i mondi, attraversando le genti, attraversando le epoche, l’arte di Franco Zingaretti, nomade dell’anima, sembra trasmigrare nel tempo e nello spazio, rimanendo nel corso dei suoi anni, circa quaranta di carriera ininterrotta, fedele a se stessa, ai propri valori e al proprio valore. Ai valori, perché ciò che negli anni Settanta era solo abbozzato, embrione di segno e significato, nelle sue istanze etiche ed emergenze espressive, col continuo rinnovarsi delle esperienze creative, veniva ripreso, raffinato, ulteriormente meditato e di nuovo partorito, idea che nasce e prende forma lungo un percorso di vita e di passione; e fedele anche al proprio valore, perché, nella storia di Zingaretti, la qualità dei lavori proposti, siano e siano stati essi dipinti, assemblages, collages, installazioni, è stata costantemente ed ossessivamente perseguita ed ottenuta, con l’estro del genio d’artista e la costanza del paziente artigiano. I valori e il valore sono i primi protagonisti della corposa retrospettiva che il presente catalogo intende documentare: le opere fondamentali e fondanti dell’avventura estetica di Zingaretti si susseguono in queste pagine come l’archivio di un’esistenza vissuta tra arte, con la sua dirompente portata di creatività, e pensiero, categoria dell’intelletto, cifra di ciò che è umano, solo umano. Seguire questo percorso spogliandosi dei pregiudizi dell’osservatore moderno, corrotto dalla sovrabbondanza di immagini e dalla pletora di messaggi più o meno necessari nell’abuso delle tecnologie della comunicazione, e ritrovando la leggerezza di cuore ed il disincanto di sguardo del bambino o dell’ingenuo allo stato di natura, significa compiere un viaggio di formazione attraverso segni e simboli di un universale semiotico che attraversa le culture per portare un messaggio ecumenico di pace e condivisione. Il linguaggio traslato che si viene man mano delineando negli anni, allontanandosi sempre più dalla rappresentazione, non finisce con l’approdare ad un astrattismo puro: quello che può essere definito “astrattismo di derivazione” muove dalla meditazione su forme del reale trasfigurate in segni che hanno più dello spirituale che del simbolico.

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IL FILO ROSSO di Paola Ballesi
Da circa un trentennio Franco Zingaretti si colloca nel panorama della ricerca artistica marchigiana con una sua fisionomia ben definita, caratterizzata da un forte legame con la tradizione e in particolare con la cultura materiale fabrianese che ha nella carta la cifra della sua peculiarità ed eccellenza.
Per anni impegnato come mastro cartaio e poi disegnatore filigranista a Fabriano, la carta è il mezzo privilegiato dall’artista, il canovaccio da cui partire per le sue scorribande segniche che squadernano antichi pittogrammi, simbologie esoteriche, emblemi e imprese, disegni infantili e gestualità primitive commiste con segnaletiche metropolitane e interventi di street art, insomma tutta la creatività umana espressa nel linguaggio visivo fin dalla notte dei tempi e condensatasi in “scrittura”.
Il filo rosso della scrittura è la traccia che Zingaretti segue ed insegue fin dai suoi esordi, come un nomade che, proprio in ossequio al nomadismo regala alla sua pittura un taglio riduttivo di assoluta semplificazione e riduzione elementare per conferire alle forme espressive declinate nelle più svariate tecniche una propria legittimità, una volta sfatato il pregiudizio imitativo dell’arte e con esso del mero significato sostitutivo o decorativo.
Ma proprio la ricerca di gesti, parole, forme, suoni e immagini che racchiudono come in uno scrigno pensieri e significati, elaborazioni concettuali con cui l’umanità di ogni tempo e ogni luogo ha di volta in volta tentato una relazione segnica con la realtà, ha consentito all’artista di riscoprire la ricchezza del materiale cartaceo quale supporto ideale per le infinite testimonianze-tracce che ogni civiltà e cultura ha distillato nella storia come un' eredità palese ma anche criptica, mai completamente manifesta, bensì aperta ad infinite letture ed interpretazioni.
In questo senso le pitture e le installazioni di Zingaretti si offrono come una originale riscoperta dell’oggetto, il più delle volte un assemblaggio di diversi materiali a dominante cartacea, cui viene conferita una nuova legalità per l’alta valenza simbolica che essi possiedono, esemplificata dalla cartella in omaggio a Pietro Miliani, fabbricante di carta.
Nell’opera-oggetto l’artista segnala la qualità relazionale, sedimentata in segni e tracce frutto di contaminazioni con i più vari materiali, che testimonia l’incontro con l’uomo e come tale ne rivela lo spessore simbolico dispensatore di significati, sia che si avvalga di antiche iconografie, sia che pratichi linguaggi contemporanei. Ovunque prevale la mission sciamanica di chi raccoglie attraverso i linguaggi visivi le forme del tempo nel loro svolgersi ed avvilupparsi in grumi di senso per poi sciogliersi verso esiti di significato completamente nuovi e inaspettati.
Da nomade e sciamano così Zingaretti attraversa i territori dell’arte contemporanea lasciando dietro si sé sedimenti di una ricerca puntuale e perseverante che non ha mai smesso di indagare l’avventura umana tra natura e cultura a partire già dai grandi acrilici commisti con sabbia degli anni ’80-’90, ai successivi rilievi su plastica o legno ottenuti con la composizione di materiali assolutamente naturali come ciottoli di fiume e di mare, ma che trova nella carta lavorata a mano l’estrema sintesi e l’assoluto emblema.
La carta rivisitata e vissuta, coniugata con sabbia, canne di fiume o cortecce d’albero, lavorata con la tecnica del collage o articolata con oggetti tridimensionali o ancora come semplice supporto, resta comunque la superficie accogliente, la pagina bianca che custodisce come i fogli di un erbario le tracce che stillano l’essenza della vita, talora più silenti e nascoste talaltra più vivaci e colorate,  così come l’artista le ha catturate, protette, conservate e altrettanto generosamente regalate a noi spettatori.

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CARTA CANTA di Silvia Cuppini
Le carte di Franco Zingaretti prendono vita come quelle che Alice nel paese delle meraviglie incontra al termine del suo viaggio. La terribile regina di cuori prende corpo per minacciare di morte chiunque si opponga ai suoi decreti.
Le carte di Zingaretti conquistano la terza dimensione attraverso l’accostamento del disegno, del colore, del legno, delle bacchette colorate, dei sassi raccolti sulla riva del mare: sono collages o assemblaggi.
Il procedimento di montaggio delle varie parti ricorda un discorso o un racconto fondato sulla figura retorica detta Paronomàsia.  Accostando due o più parole che abbiano un suono simile ma significato diverso, come carta canta,  si raggiungono effetti narrativi quali quello del rafforzamento di uno dei termini, oppure quello di un gioco musicale o umoristico.
Mi pare che le opere di Zingaretti possano essere lette attraverso questa griglia di significati: il gioco, la musicalità, l’assoluta convinzione del fare.
Il cerchio è la forma più ricorrente nelle forme ritagliate dall’artista. Spesso l’immagine anche se privilegia la composizione astratta non manca di strutturarsi in chiave antropomorfa. L’uomo, il bambino, la fanciulla, il vecchio si nascondono volentieri fra quelle forme che sembra nascano dall’incanto di un artista che ha chiesto, come dono, quello di restare alle prime ere del mondo, ha chiesto di mantenere intatto lo stupore del primo sguardo.
Il cerchio rappresenta la forma perfetta dell’occhio, il cerchio è quello che si allarga intorno al sasso gettato nell’acqua, il cerchio è l’anello, è la collana, è il tempo, è la ruota, è la perfezione del piccolo Giotto, è la luna quando non gioca a nascondersi, è il girotondo, è il circo, è il mondo.
Zingaretti è il cerchio.

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IL GIOCO PLANETARIO di Giuseppe Salerno
Sono le specificità del luogo, quello nel quale si nasce e dove si spendono le prime energie per entrare in rapporto con la realtà che ci accoglie, ad influenzare il nostro percorso di vita. Un percorso unico dove occasioni e predisposizioni individuali, incontrandosi, determinano la maggiore o minore fortuna di un’esistenza.
Franco Zingaretti, che ebbe i natali in un luogo, Fabriano, dove l’economia per secoli e con essa la cultura si sono costantemente alimentate dell’odore delle carte prodotte a mano, è mastro cartaio e filigranista. Una professione magica quest’ultima che affida ogni rappresentazione alla sola carta attraversata dalla luce.
In questa sua specificità Zingaretti ha avuto la ventura di assistere, non senza sofferenza, a inarrestabili trasformazioni tecnologiche che al gusto del fare hanno sottratto l’antico sapore vitale. Un sapore che egli ha però custodito nel profondo dell’animo ed al quale attingono quei fantastici mondi interiori le cui rappresentazioni da sempre ci pone davanti come un dono.
Apparentemente contraddittorio, ma di una contraddittorietà che si risolve nella integrazione degli opposti, Zingaretti, con la semplicità che lo contraddistingue, riesce a far confluire nelle sue opere l’estrema complessità che caratterizza il nostro tempo. E così il suo radicamento in una realtà locale che vede il mondo attraverso il filtro della carta viene a coniugarsi con un personale irrefrenabile desiderio di conoscenza che da sempre lo spinge alla ricerca di alfabeti e rappresentazioni simboliche, espressione di culture tra loro lontane nel tempo e nello spazio. In lui le specificità della piccola dimensione si sposano con la visione dall’alto, la sola capace di garantire futuro ai valori del passato.
Come una spugna Zingaretti raccoglie le fredde informazioni cui l’era di internet gli dà accesso, le interiorizza, le elabora e poi, in un porsi fuori dal mondo, interviene con una sorta di scrittura automatica su carte preziose restituendoci armoniose giostre di colori e forme sulle quali tutti, in modo irresistibile, ci troviamo a salire.
L’amore e l’attaccamento alla grandezza delle piccole cose proprie della dimensione circoscritta si fondono in questo artista con una visione globalizzante che innesca il suo gioco planetario dove tutto è in movimento per assumere ogni volta, come in un caleidoscopio, forme fantastiche evocatrici a loro volta di emozioni e pensieri che trascendono ogni rapporto con il contingente.
Un gioco senza fine che mai lo allontana, nonostante il trascorrere degli anni, dallo spirito del bambino di un tempo che prova stupore di fronte al miracolo del fiocco di cotone che si trasforma in foglio pronto a divenire depositario del pensiero.
 
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Franco Zingaretti da ben oltre quarant’anni di fervida attività artistica ha attraversato le dinamiche dell’essere, sviluppandole con la costante e ineffabile ricerca. L’Artista è sempre stato legato alla sua città natale prediligendo la carta, non solo come supporto epidermidale, ma anche nelle sculture e installazioni di forte impatto scenico.
I suoi collage con materiali diversi tra loro: carta - cartone - legni - sabbie - cortecce d’albero e sassi marini, sono parte integrante nell’essenzialità costruttiva dell’opera, ed è un valore aggiunto nello spazio dinamico nelle sue “Reazioni Cosmiche”, o nelle  composizioni rigorosamente scandite da coordinate centripete. La mostra contestualizza il suo percorso di costellazioni e di elementi simbolici ed onirici, dando spessore a quell’humus tutto proprio dell’artista. In questa sua Antologica egli suggella una stagione nuova nel panorama artistico dell’arte contemporanea. Le opere non seguono un ordine cronologico, ma è come “Gioco Infinito”, è un intercedere, dove il tempo è solo un frammento dell’Universo; è come uno specchio che riflette l’essenza dell’anima.
Le sue sinergie, non sono visioni apocalittiche, ma invece sono “luce”, che infrangendosi disvela la purezza e l’innocenza nel meravigliarsi meravigliandosi. Il suo lavoro non è l’esemplificazione del fare, casomai è il suo contrario; è linfa ineluttabile che dal cuore vola verso l’altro. Franco Zingaretti è la genesi del pathos e i suoi castelli di sabbia sono sottilissimi granelli che defluiscono e si comprimono come materia indissolubile, forse rimane solo la memoria di un tempo remoto. Percezione, tesi “antitesi”, misura senza misura è il viaggio dove la veglia è la mano che scioglie con passione la sua testimonianza nell’happening diventando sciamano che invoca l’armonia del mondo, tessendo come Penelope la sua Itaca.
Nell'opera dal titolo “l'Ombra aritmetica” egli depone legni e ritagli come saio ricucito dove delle schegge impazzite di colore emergono qua e là sul corpo asettico, mentre la squadra celeste non possiede più le esatte coordinate se non nella sua dimensione onirica. La sua pittura è come un anello di fuoco carico di tensione - emozione che si fa presenza d’incanto. Signore vengo a te con gli occhi di un bambino. 
Claudio Schiavoni

Giovanni Allevi - A cuore aperto

Fonte: http://musicantis.blogspot.it/2012/05/giovanni-allevi-cuore-aperto.html
di Saverio Spadavecchia


Giovanni Allevi ritorna a Fabriano presentando lo spettacolo “Incontro tra parole e musica”, e lo fa con la sua semplicità e con il sorriso che è solito accompagnarlo in ogni occasione. Il legame con la città della carta forte e vivo, ed è lo stesso artista di Ascoli Piceno ad esordire così  : “Ritornare in questo teatro per me è sempre una emozione grandissima, perché il teatro Gentile da Fabriano ha rappresentato un punto di svolta fondamentale nella mia carriera. Qui infatti ho registrato l’album Evolution, il mio primo album registrato con l’ orchestra dei Virtuosi Italiani. Per me tornare qui, oggi, significa rivivere le stesse emozioni del 2008. E mi fa sperare di poter ritornare a fare qualcosa nuovamente di respiro sinfonico. E poi questo teatro è importante perché quando dovevo scegliere il luogo dove registrarlo, mi sono informato presso alcuni fonici di mia conoscenza per sapere quale fosse il luogo con la migliore acustica. E tutti, mi hanno indicato senza dubbio alcuno il teatro fabrianese. Anche fonici che non si conoscevano tra loro e che non sapevano di questa mia indagine, hanno segnalato con decisione il Gentile. Una qualità che secondo gli interpellati va oltre i confini nazionale e si dimostra estremamente apprezzata e considerata anche all’estero. E dopo averla provata questa magnifica acustica, posso ammettere senza dubbio che è così. E soprattutto non escludo di ripensare un nuovo progetto sinfonico dopo due anni di tour di pianoforte solo”. 

Prendendo spunto dal tuo ultimo libro, “Classico ribelle”, quanto c’è di classico e quanto c’è di ribelle dentro di te?
“la classicità rappresenta tutto quanto ho studiato nel corso degli anni. 20 anni di studio accademico sono stati durissimi, ma sono serviti per entrare in contatto con quello che i grandi del passato hanno creato. Davanti alla classicità abbiamo 2 possibilità : rimanere schiacciati dalla sua magnificenza oppure costruire una via ribelle, e provare a capire se anche noi abbiamo delle capacità di fare altrettanto partendo dal loro spunto. E questo gesto irreverente non è stato perdonato dagli accademici, perché loro non perdonano l’allontanamento dal passato per affermare il presente. Ma questa sana ribellione è necessaria, perché la musica classica deve tornare ad avere un ruolo centrale anche nel presente”.
E’ di pochi giorni fa l’uscita del tuo album in Francia, quanta emozione c’è nel presentare e far conoscere la propria musica al di fuori dei confini italiani?
“C’è emozione ed orgoglio perché tutto è nato dopo un mio concerto a Parigi. Concerto che non dovevo fare a causa della scarsa prevendita dei biglietti. In molti mi hanno sconsigliato di farlo, ma io non ho mai fatto delle questioni sui numeri e mi sono detto che questo concerto era esattamente come tutti gli altri. Ho preso la decisione di suonare con tutta la passione e con tutto il cuore di cui ero capace. Per fortuna il teatro si è riempito, ed il caso ha voluto che dei dirigenti dell’etichetta per cui “Secret Love” è uscito fossero presenti. E quindi se io non avessi seguito il cuore, non ci sarebbe stato nessun disco in Francia. Non bisogna dar retta alle proprie paure, bisogna buttarsi di cuore, perché quando fai le cose in questa maniera le porte si aprono”.

E’ stato come rivivere, con le dovute differenza, il tuo primo concerto a Napoli. Dove si presentò solo una persona?
“Verissimo! Anche perché nell’occasione parigina, mi sono rivisto nei momenti iniziali della mia carriera. La condizione dell’inizio è fondamentale, perché in quella fase è tutto da provare e scoprire. D’altra parte io non mi sono mai sentito arrivato, e quindi rivivere le sensazioni di Napoli è stato importante. Tutto è da inventare e tutto è da costruire quindi bisogna andare avanti così”.

Quindi bisogna sempre emozionarsi, Giovanni?
“Assolutamente. È fondamentale emozionarsi sempre, perché è la cosa più importante di tutte”.

venerdì 27 aprile 2012

INAUGURA OGGI IL PREMIO LEONARDO SCIASCIA


Sono ventisei le incisioni che partecipano alla settima edizione (2012-2013) del Premio Leonardo Sciascia amateur d’estampes. La vernice si è tenuta sabato 17 marzo a Palermo nella suggestiva cornice di Villa Malfitano,Via Dante 167, sede della Fondazione Whitaker che è tra i partners del Premio. Allestita e diretta da Carla Horat, artista svizzera residente da anni a Palermo nonché componente della giuria del Premio.La mostra palermitana si è conclusa il 6 aprile.
Venerdì 27 aprile il Premio si sposta nelle Marche: si aprirà infatti  al Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano(Ancona)la seconda mostra del ciclo per concludersi il 27 maggio.
Oltre alle opere in concorso, è esposta in via  eccezionale anche la serie completa delle incisioni e dei testi delle 17 cartelle fuori commercio della collana Omaggio a Sciasciaideata e curata daFrancesco Izzo. Tra esse spiccano quella appena uscita, intitolata “Il gesto”,con un bulino diGaetano Tranchino, e un’altra straordinaria dal titolo “Due cartoline dal mio paese”, pubblicata nel 2009 nella ricorrenza del ventennale della scomparsa dello scrittore,con otto incisioni degli artisti in giuria. Entrambe le cartelle sono accompagnate da testi di Leonardo Sciascia.
Del Premio Sciascia, delle cartelle di Omaggio a Sciascia, della passione nutrita dallo scrittore per le arti figurative si parlerà  nel corso della vernicedella manifestazione al Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano , Venerdì 27 aprile con inizio alle ore 17.30. Interventi dello storico dell’arte Giampiero  Donnini ,dell'incisore e membro della giuria del Premio Roberto Stelluti, e di Francesco Izzo.             
La mostra,ospitata nei locali del Museo (Galleria mostre temporanee) resterà aperta da martedì a domenica con i seguenti orari 9.30-13.30  e 14.30-18.30. Per maggiori informazioni :www.museodellacarta.com

giovedì 26 aprile 2012

SGUARDI IN PERù: MOSTRA APERTA FINO AL 29 APRILE

Sarà aperta fino al 29 aprile la mostra "Sguardi in Perù". Gli scatti realizzati dal fotografo Raniero Zuccaro sono visibile all'interno di Palazzo Chiavelli e la realizzazione dell'esposizione si colloca all'interno di un'iniziativa atta a sensibilizzare e raccogliere fondi a favore del progetto per la Missione in Perù delle Suore Cappuccine di Madre Rubatto, con lo scopo di realizzare una struttura di assistenza per i bambini. E i bambini del Perù sono proprio il cuore pulsante della mostra fotografica in cui parlano attraverso sguardi tristi e sospettosi sapientemente catturati dal fotografo. L'iniziativa, di cui hanno fatto parte anche l'esibizione del Coro della Questura di Ancona che si è svolta il 22 aprile e l'incontro su solidarietà e cooperazione internazionale che si è svolto il 26 aprile, è stata patrocinata dal Comune di Fabriano e realizzata grazie alla collaborazione di Lions, Rotary Club, Fotoclub Arti Visive, Fondazione CARIFAC, Hotel Janus e Dedalo Group.

Orari apertura mostra: tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 20:00

lunedì 16 aprile 2012

IL SOGNO SFUMATO DELLA LIRICA A FABRIANO: PARLA EZIO MARIA TISI


Tutti sarete venuti a conoscenza della tortuosa vicenda della lirica a Fabriano. La nostra città avrebbe dovuto ospitare, dopo il successo della Traviata, l'opera il Rigoletto, in programma per il 13 e il 14 aprile. Il tutto a costo zero visto che, grazie alla collaborazione tra l'associazione "Fabriano Incontra" ed il direttore artistico dell'opera di Baltimora George Lalov, il Baltimora Opera Theatre avrebbe messo in scena lo spettacolo senza chiedere nulla alla nostra amministrazione comunale. Tra l'altro Lalov, folgorato da Fabriano e dal suo Teatro, aveva messo in piedi l'ambizioso progetto di portare stabilmente la lirica in città con la formazione di un'accademia e con la creazione di un festival annuale. Tuttavia dopo degli iniziali accordi (solo verbali) con l'amministrazione comunale, i rapporti con Lalov sono diventati sempre più tesi e sono emersi problemi di vario genere, come quello sui locali da assegnare all'accademia..Il logoramento dei rapporti tra un Lalov che credeva nella città e un'amministrazione comunale che si è dimostrata (come il direttore dell'opera di Baltimora ha dichiarato) sempre più disinteressata verso la lirica, ha portato all'annullamento del Rigoletto (comunicato appena il giorno prima dello spettacolo!) e allo sfumare di tutti gli altri progetti (accademia e lirica) che avrebbero potuto arricchire culturalmente e turisticamente la città.
Riporto di seguito il comunicato scritto dal maestro Ezio Maria Tisi, ovvero colui che ha portato il maestro Lalov a Fabriano:

In riferimento alla dichiarazione del sindaco Sorci sul Messaggero di sabato 14 aprile 2012

Dato che il sindaco Sorci ci  tiene tanto a dire come sono andate realmente le cose,cominciamo subito con il fatto che” la compagnia non avrebbe neppure prenotato gli alberghi.”
Presso l’Hotel Janus di Fabriano esiste la prenotazione per tutta la compagnia effettuata direttamente dal Teatro Lirico d’Europa nella persona del direttore artistico Giorgo Lalov il 19 marzo scorso per le notti del 12 e 13 aprile, dato che dopo la recita del 14 la compagnia si sarebbe rimessa immediatamente in viaggio come per La Traviata del novembre scorso.

“Nessun ripensamento da parte del Comune ma pretese inaccettabili da parte dell’Opera di Baltimora; la pretesa di avere a disposizione locali comunali di pregio quali il ridotto del Teatro Gentile e l’Oratorio della Carità non stava né in cielo né in terra.” Dichiara Sorci

Premesso che i locali in questione erano tre stanze totalmente inutilizzate, come tutto il resto del palazzo ex comunale,a fianco del ridotto del Teatro Gentile e la possibilità di poter utilizzare, in concertazione con l’assessorato addetto,il ridotto del teatro in occasioni didattiche particolari aperte anche al pubblico,nessuno ha mai chiesto e men che meno preteso tali locali che furono invece proposti dall’Amministrazione Comunale al M° Lalov in presenza di alcuni componenti il Centro Studi” Fabriano Incontra”.Dell’Oratorio della Carità poi non se ne è proprio mai parlato anche perché non era di alcun interesse per tale progetto.

 Se il sindaco pensava di non poter “vincolare questi locali” perché non lo ha detto subito,invece di far passare mesi e mesi e rendere inutile il lavoro di molte persone per la realizzazione di detto progetto?

  Se il sindaco riteneva impossibile realizzare il progetto dell’Accademia ed altrettanto impossibile concedere i locali, ci chiediamo perché  esso sia stato inserito dall’Amministrazione Comunale nel progetto dell’UNESCO e tuttora  ci sia?

Il fatto che l’Opera di Baltimora abbia poi potuto cancellare così all’ultimo momento gli spettacoli previsti è stato possibile soltanto perché il sindaco non ha mai firmato un contratto con la compagnia come normalmente accade ovunque,così come ha sempre traccheggiato e non firmato alcun impegno morale (visto che economicamente non è mai stato chiesto nulla al Comune) per il progetto previsto lo scorso anno e tanto sbandierato dall’amministrazione stessa soltanto per farsi grande nei confronti dell’opinione pubblica, così come non fu firmato alcun contratto, sempre da parte del Sindaco, per l’esecuzione della Traviata nel novembre scorso.

Ora che le cose non sono andate come gli avrebbero fatto comodo, dovrebbe semplicemente assumersi le proprie responsabilità e non tentare di scaricare,come solito,la responsabilità  delle proprie decisioni su altri.
  Perché tutto ciò viene fuori solo ora ,dopo quel che è successo, e non al momento dovuto?
 L’ennesimo tentativo di salvare la faccia? Le persone non sono stupide e sarebbe ora che il sindaco se ne rendesse conto una volta per tutte

Da ultimo , visto che il sindaco dichiara che “non si possono pretendere locali di pregio quali il Ridotto del Teatro e l’Oratorio della Carità  per tale attività”, vorremmo precisare che un ‘Accademia Internazionale di Perfezionamento Lirico è di altrettanto pregio: o forse il sindaco non ritiene l’arte del” belcanto” un ‘arte pregevole?
                                                                                                                       Ezio Maria Tisi

giovedì 5 aprile 2012

MARCHE D’ACQUA 2012: PRESENTATA L’EDIZIONE 2012


un'opera di Pedro Cano



E’ stata presentata lunedì 2 aprile presso i locali del Museo della Carta e della Filigrana la seconda edizione del Premio Internazionale di Acquarello Marche d’Acqua. La manifestazione, che si presenta come un appuntamento con cadenza biennale, punta a portare a Fabriano acquarellisti provenienti da tutto il mondo per lavorare su carta Fabriano fatta a mano: “Quest’anno abbiamo coinvolto ben 4 continenti” ha detto l’assessore al turismo Balducci durante la presentazione   “portando a Fabriano 51 artisti di 15 nazioni diverse”. Fulcro della manifestazione sono le tre giornate del premio, venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 giugno. Le tre giornate saranno caratterizzate da mostre, workshop  e dal concerto di Bob Brozman, chitarrista di fama internazionale che si esibirà sabato sera presso il chiostro del Complesso Monumentale di San Benedetto. Anche quest’anno sono altisonanti i nomi di coloro che comporranno la giuria: David Paskett, presidente della britannica Royal Watercolour Society, Pedro Cano, artista spagnolo di fama mondiale, la statunitense Lynn Sures docente del Corcoran College of Art and Design di Washington DC, Giovanni Carabelli, presidente dell’AIA (Associazione Italiana Acquarellisti)  e gli artisti di fama internazionale Angelo Gorlini e Toni Vedù. Le opere del premio saranno esposte a Fabriano fino al 31 agosto e in questo periodo si avranno anche degli eventi collaterali, corsi e mostre come la personale di Pedro Cano “Desnudos de Papel” e il seminario tecnico omonimo che l’artista terrà dal 4 al 6 giugno.
Le 51 opere in concorso andranno ad incrementare la Collezione di Acquarelli del Museo della Carta e della Filigrana e, insieme a quelle di Pedro Cano, dopo la mostra fabrianese formeranno una mostra itinerante che tra settembre 2012 e fine 2013 toccherà Korea del Sud, Portogallo, USA, Spagna e Italia.
Un’iniziativa importante per la città sia dal punto di vista culturale che economico: infatti nei giorni dell’evento gli artisti e le loro famiglie saranno ospitati presso gli alberghi e i ristoratori della zona con cui il Comune ha stretto delle convenzioni, senza poi escludere il ritorno d’immagine che la città di Fabriano potrà avere sia grazie ai nomi presenti sia grazie all’idea della mostra itinerante di acquarelli che partirà proprio dal Museo della Carta e della Filigrana.
Il premio, la cui creazione è avvenuta attraverso un lavoro di collaborazione tra
un'opera di Angelo Gorlini
l’ assessorato al Turismo, l’ associazione culturale InArte e il Museo della Carta e della Filigrana, punta a far diventare la città di Fabriano un punto di riferimento per gli artisti di tutto il mondo per quel che riguarda l’acquarello su carta fatta a mano.

lunedì 26 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA: mostra L'UTOPIA DELLA CITTA'


31 marzo / 15 aprile 2012
Nuova Galleria delle Arti, Via Gioberti Fabriano

a cura di: Vitaliano Angelini
con: Urbino Arte, arte, cultura e conoscenza ed InArte

Inaugurazione: sabato 31 marzo, ore 18.00

Aperto: martedì/domenica dalle 17.00 alle 20.00

Patrocini:
Città di Urbino, Ass. alla Cultura
Città di Fabriano, Ass. al Turismo


Diversi possono essere i modi per rappresentare o rivisitare una città ideale:
 fisico, metafisico, sublimato, intellettuale, razionale, trascendente, disvelato, immaginario.
Percorso del pensiero, mondo dell'apparenza, città dell'utopia, forma del desiderio.
La citta' ideale e' il nostro bisogno di mito.
 
 
“L’utopia della città” è il titolo della mostra organizzata  dall’associazione “Urbino-Arte, arte, cultura e conoscenza” in collaborazione con l’Associazione “In Arte” di Fabriano; l’esposizione oltre agli urbinati propone anche artisti fabrianesi, pescaresi , eugubini e ginevrini i quali, in questa occasione si sono cimentati su un tema che, come ha scritto nella premessa alla mostra Vitaliano Angelini, presidente dell’associazione U.A., non vuol essere solo una rivisitazione di esempi rinascimentali di città ideale, ma si pone come anche quale riflessione sul concetto stesso di città.
 È possiblei difatti affermare -dice Angelini- con certezza che oggi assistiamo ad un rinato interesse, da parte della civiltà contemporanea e degli architetti moderni, nei confronti della città intesa come spazio intelligente e flessibile. L’ interesse per la città e il suo sviluppo, poi, lo si deve anche all’idea di centralità della città che già nel Quattrocento aveva acquistato il ruolo di perimetro e crocevia dell’agire storico dell’uomo.
 La proposta della mostra, però, intende essere anche la comunicazione di un percorso con cui gli artisti hanno visualizzato quel bisogno di mito che loro e  tutti noi ci portiamo dentro.
Gli autori presenti : Vitaliano Angelini, Omero Renato Angerame, Tiziana Bargagnati, Nello Bocci, Anne Brechbul,Leopoldo Ceccarelli, Giorgio Focarini, Giuliano Garattoni,Davide Leoni,Vilma Baiocco,Clodoveo Masciarelli, Mauro Patarchi, Nino Pieri, Claudio Schiavoni, Giulio Serafini, Otello Sisti,Gianfranco Zazzeroni, Franco Zingaretti, con le loro opere - il cui formato di cm. 50 x 160, rigorosamente uguale per tutti, che evoca, in forma ridotta, quello delle più note tavole di Urbino, Berlino e Baltimora- di là della citazione colta, vogliono richiamare l’attenzione del visitatore sul rinato interesse della civiltà contemporanea verso la città intesa , oggi, come spazio intelligente e flessibile.
La mostra  della galleria……. rimarrà aperta dal 31 marzo al 13 aprile 2012 e, nella varietà delle sue proposte, stimolando a prestare particolare attenzione allo sviluppo urbano contemporaneo è molto gradevole e intelligente.   

E’ significativo il viaggio che questa mostra sta compiendo ed accattivanti sono i concetti che essa testimonia in relazione agli spazi, tutti quelli che la civiltà contemporanea abita: tematiche di assoluta e sentita priorità sociale.
Altrettanto significativo è l’intervento della creatività degli artisti che hanno interpretato il tema evolvendo “L’Utopia della città” secondo la sensibilità di ciascuno.
Non sorprende che un tema tecnicistico ed assolutamente scientifico per certi versi, sia spunto di tanta potenza cromatica e creativa, poiché tale evoluzione testimonia l’auspicio, o il prepotente suggerimento, che le città siano “vive”.
La parola Utopia rimanda a progetti e a valori che hanno il fascino del divenire; visioni di spazi che speriamo non siano irraggiungibili, ma che ottimisticamente ci aiutino a migliorare le nostre città, ad umanizzarle, renderle perfette, armoniose e profondamente amate.
E’ un augurio questo, che Fabriano accogliendo queste opere, sulla scia della visione degli artisti evolva in un progetto di creatività e spirito solidale verso un crocevia di architet
ture e strade meravigliosamente “vive”. “L’Utopia della città”, allora, non è casuale.
InArte / Anna Massinissa


Opere di:

VITALIANO ANGELINI

OMERO RENATO ANGERAME

TIZIANA BARGAGNATI

NELLO BOCCI

ANNE BRECHBUL

LEOPOLDO CECCARELLI

GIORGIO FOCARINI

GIULIANO GARATTONI

DAVIDE LEONI

VILMA MAIOCCO

CLODOVEO MASCIARELLI

MAURO PATARCHI

NINO PIERI

CLAUDIO SCHIAVONI

GIULIO SERAFINI

OTELLO SISTI

GIANFRANCO ZAZZERONI

FRANCO ZINGARETTI

giovedì 15 marzo 2012

Raffiniamo gli affetti: i ragazzi del Morea-Vivarelli in scena con Mogol


Grande successo per lo spettacolo dei ragazzi dell'Istituto Morea-Vivarelli "(R)affiniamo gli affetti", andato in scena mercoledì 14 e giovedì 15 al Teatro Gentile. Gli studenti, guidati dalla professoressa Cristina Corvo, hanno organizzato uno spettacolo incentrato sulla tematica dell'amore. L'idea è nata dagli interrogativi su questo tema che i ragazzi ponevano alla loro insegnante: da qui l'idea di creare uno spettacolo che parlasse per l'appunto di amore. Due ore e mezza di sketch dal tono ironico, riflessioni e musica.
Gli sketch sono stati preparati dai ragazzi insieme a Cristina Corvo, Fabio Bernacconi e Don Umberto Rotili, il coro è stato invece seguito dalla maestra Paola Paolucci, mentre le coreografie sono state curate dal centro danza Effedue. Ospite d'eccezione il famoso paroliere Mogol, autore di testi d'amore interpretati da artisti dal calibro di Lucio Battisti, Fausto Leali e Celentano, solo per citarne alcuni. Mogol è stato intervistato da due delle studentesse della scuola, parlando così della sua carriera e riflettendo insieme ai ragazzi sul tema dell'amore. Altro intervento è stato quello della psicoterapeuta di coppia Michela Pensavalli, a cui le due intervistatrici hanno posto interessanti domande riguardo il tradimento, la gelosia e la vita di coppia.
A conclusione di tutto ciò l'intervento di Don Gabriele Trombetti che ha simpaticamente parlato del matrimonio. Uno spettacolo curato nei dettagli, che ha visto i ragazzi protagonisti di un incontro da cui è uscita un'immagine dell'amore tutt'altro che banale.

martedì 13 marzo 2012

ARTEDONNA 2012: LA MAIL ART CELEBRA IL MONDO FEMMINILE




Sabato 3 marzo presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli è stata inaugurata la mostra collettiva Mail Art, dando così il via alla terza edizione dell’iniziativa “ArteDonna 2012: incontro artistico dedicato alla festa della donna”.  
Come negli scorsi anni l’associazione culturale InArte, che ha organizzato l’evento, in concomitanza con la festa della donna celebra il mondo  femminile con una mostra artistica che, in linea con le iniziative dell’associazione, innesca uno scambio culturale tra artisti provenienti da diverse parti d’Italia e non solo. Infatti InArte attraverso questa terza edizione di ArteDonna amplia i suoi confini: oltre al connubio con Gubbio, già presente nelle scorse edizioni e testimoniato anche quest’anno con una mostra parallela nella città umbra inaugurata l’8 marzo, InArte apre i suoi orizzonti a tutta Italia e non solo, con la partecipazione all’esposizione fabrianese di artisti provenienti dalla Germania e da altre zone d’Europa e del mondo.
La donna è il centro di questa esposizione e la mail art è il mezzo scelto per comunicare: una forma artistica che prevede opere su cartolina, dove gli artisti hanno a disposizione pochi centimetri di carta per veicolare il loro messaggio nelle forme artistiche più disparate, messaggio legato al mondo femminile nelle sue molteplici sfaccettature.
Il risultato è un connubio di colori e di idee, che ha portato più di 155 artisti ad aderire all’iniziative con più di 750 opere in formato cartolina che celebrano il mondo delle donne. Inoltra la mostra è accompagnata dalla presenza di 5 contenitori di mail art provenienti da precedenti eventi che si sono tenuti ad Arcevia nelle scorse estati.
Attraverso questo appuntamento l’associazione InArte svolge il duplice compito di unire insieme artisti diversi tra loro per tecnica e cultura e contemporaneamente innesca una riflessione sul mondo femminile e sul ruolo della donna: ancora una volta quindi l’associazione ricorda la funzione  sociale dell’arte, mezzo attraverso il quale comunicare i propri vissuti al fine di coinvolgere la sensibilità dei visitatori sulle tematiche proposte.
Durante l'inaugurazione, alla quale hanno partecipato l’assessore Sonia Ruggeri e il vicepresidente della Provincia Giancarlo Sagramola,  l'artista Laura Pavoni ha intrattenuto il pubblico con delle letture dedicate al tema della donna, mentre il poeta Antonio Cerquarelli ha affascinato il pubblico presente con delle personali rime ed interpretazioni legate alla tematica.
L’evento è patrocinato dal Comune di Fabriano, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana e dal MIBAC (Direzione Regionale per i Beni Culturali delle Marche) e sarà possibile visitare la mostra fino al 1 aprile.

giovedì 8 marzo 2012

Comunicazione di servizio



Innanzitutto grazie a tutti i lettori che stanno aumentando incredibilmente in questi ultimi giorni!
Vorrei però in queste poche righe lanciare un appello: sorprendentemente ho notato, guardando le statistiche del blog, che ho dei lettori addirittura negli Stati Uniti! Che dire..Wow! Dunque, siccome la curiosità è indubbiamente femmina, ho una gran voglia di scoprire chi sono costoro! 
Quindi: LETTORI D'OLTREOCEANO PALESATEVI E CONTATTATEMI (tramite facebook o all'indirizzo email gaia.germoni@yahoo.it), MI FAREBBE DAVVERO TANTO TANTO PIACERE!
Un saluto a tutti
Gaia

mercoledì 7 marzo 2012

Come un romanzo - Daniel Pennac



“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare..il verbo sognare”. Queste le righe iniziali di “Come un romanzo” che, come dice il titolo stesso, un romanzo vero e proprio non è. Piuttosto parliamo di una specie di saggio in cui Pennac, da bravo professore e scrittore quale è , parla di quelli che lui stesso definisce i “diritti imprescrittibili del lettore”. Pennac ci insegna in questo libro, con il suo solito tono ironico e sarcastico, cos’è la lettura e quello che deve, anzi quello che può fare un lettore. Innanzitutto il diritto di non leggere , contrariamente all’imposizione di tanti genitori che ordinano ai loro figli di fare qualcosa che in realtà non si può fare se non lo si vuole davvero. E poi Pennac ci parla del “come” si ha il diritto di leggere: è concesso al lettore saltare delle pagine, non finire un libro oppure rileggere lo stesso libro più volte. Non dimentichiamo poi che si può leggere ovunque e leggere in ogni modo, anche a voce alta.
Tutto è concesso al lettore quindi, l’unica regola è volerlo, è entrare con passione in un libro e poi farne quelle che ognuno, personalmente, vuole. E’ questo per  Pennac il bello della lettura, il calarsi completamente in una storia, l’emozione di provare le sensazioni dei personaggi che vengono descritti e raccontati, il bello di evadere dalla propria vita per viverne un’altra e trovare in questa magari delle risposte.
E questo è anche quello che dovrebbero apprendere gli studenti nella scuola, in quella scuola in cui lui insegna e di cui vede i mali, in quella scuola dove troppo spesso i professori impongono letture che , di conseguenza, gli alunni non apprezzano, in quella scuola dove la lettura è troppo spesso un obbligo a cui adempiere in pochi giorni, con la conseguente perdita del puro  piacere di leggere qualcosa semplicemente perché si vuole.
Sono considerazioni semplici ma importanti per comprendere quella che è la reale bellezza della lettura. D’altronde, non dimentichiamoci che ogni scrittore è anche un grande lettore, quindi, chi meglio di Pennac poteva raccontarci in un libro tutto questo?

Giò Rondas: dal successo web al libro





Da qualche tempo l’attenzione degli utenti del web è stata attirata da uno scrittore locale un po’ fuori le righe. Un nome, Giò Rondas, e una serie di aforismi e pensieri che vengono pubblicati nel profilo facebook dell’utente attirando la curiosità di molti che ne apprezzano i contenuti, più volte spunto di interessanti riflessioni. Ora tutto quel vortice di pensieri incentrato nella figura di Giò Rondas, il quale usa tale pseudonimo per mantenere l’anonimato più assoluto, ha preso forma ed è nato un prodotto editoriale grazie alla collaborazione con un team di persone che hanno messo in pratica le proprie competenze per dar vita a questa creazione. Per sapere qualcosa in più sul percorso di questo personaggio, di cui non sveliamo l’identità, gli abbiamo posto alcune domande che ci spiegano il perché di Giò Rondas e la nascita di questa prima pubblicazione.
Come nasce Giò Rondas? Dietro questa figura si cela una sola persona?
Giò Rondas nasce spontaneamente, senza avere alle spalle un percorso, un progetto o altro, ma solo la volontà di tradurre in parole alcuni pensieri che erano per tanto tempo rimasti sospesi nella mia vita, nella mia anima, nei miei ricordi, nella mia sensibilità. Solo dopo la pubblicazione di alcuni scritti mi sono reso conto che la condivisione, i commenti e l'effetto che avevano su facebook e sulla rete erano diventati numerosi, significativi e che in molti apprezzavano ciò che pubblicavo e mi esortavano a continuare a farlo. A quel punto il sito e soprattutto il profilo facebook sono stati presi d'assalto da migliaia di utenti...il resto credo sia abbastanza noto. Mi chiedi chi si cela dietro questa figura: una persona sola oggi con uno staff che ne cura immagine, media relation e piano editoriale.
 La scelta di Giò Rondas di non rivelare la tua identità da cosa deriva? C’è un legame tra questa decisione e i suoi scritti?
La scelta è provocata dal solo fatto di volere far parlare le parole, i pensieri che scrivo senza che un'immagine, un nome, un percorso di vita li contaminino. Una scelta in controtendenza in una società dell'immagine e non dei contenuti, io voglio far parlare questi ultimi.
 Quale è il legame tra Giò Rondas e il web? 
Il web è un po' il padre di Rondas, avendogli dato i natali. Più semplicemente uno strumento che Giò Rondas utilizza per arrivare a più gente possibile. 
Parlaci  della pubblicazione del primo libro di Giò Rondas, come è nato, come è stato sviluppato e dove è possibile trovarlo.
Il piano editoriale, di cui al momento sono stati pubblicati libro e calamite, è nato con la nascita dello staff, dove grafici, esperti di social network, illustratori, professionisti delle media relation si sono incontrati, contaminati e hanno interpretato i miei pensieri in modo eccezionale, tanto da convincermi a pubblicare questo primo libro. Si può acquistare on line sul sito www.giorondas.com in alcune librerie locali.