giovedì 24 novembre 2011

“3 SIDE OF DESIGN”: LA MOSTRA-CONVEGNO ITINERANTE A FABRIANO PER LA SUA SECONDA TAPPA


                                                           


I tre lati del design sono stati ospitati a Fabriano il 19 e il 20 novembre.
Il museo della Carta e della Filigrana è stata infatti la seconda tappa dell’evento “3 side of design”, evento che, dopo il primo appuntamento a Roma, si concluderà sempre nella capitale dal 2 al 10 dicembre, presso l’Acquario Romano.
“3 side of design” nasce dall’idea della Consulta degli Architetti Iunior di Roma, di cui è responsabile l’architetto Luisa Mutti, con l’intento di parlare di design e di far conoscere le creazioni che alcuni architetti iunior hanno ideato durante un Laboriatorio Contest. Queste creazioni sono state esposte durante la mostra allestita nel Museo della Carta nei due giorni dell’evento, che è giunto a Fabriano grazie a InArte, alla scuola Poliarte di Ancona e all’ADI.
Le due giornate sono state ricche di incontri in cui si sono affrontati vari aspetti del design.
Durante l’incontro di apertura sono intervenuti l’assessore al turismo Giovanni Balducci, Luisa Mutti, Anna Massinissa di InArte, Giordano Pierlorenzi della scuola Poliarte, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Ancona Sergio Roccheggiani e Andrea Mazzoli, presidente dell’Acquario Romano. Nel pomeriggio sono state affrontate le problematiche legate alla figura dell’architetto iunior, alla sua formazione e all’inserimento nel mondo lavorativo.
Nella seconda giornata si è invece trattato il tema design e impresa, insieme all’architetto Giacomo Fava, che ha parlato della sua esperienza formativa e lavorativa, all’imprenditore Urbano Urbani, che ha esposto le esigenze alle quali sia l’azienda che il consumatore devono far fronte nella realizzazione e fruizione del prodotto e che quindi anche il designer deve considerare durante il suo lavoro, e Giordano Pierlorenzi, che ha mostrato le attività della scuola Poliarte.
L’evento è stato inoltra arricchito sia da uno spettacolo di danza all’interno del suggestivo chiostro del Museo della Carta, sia dalla mostra “L’arte è in gioiello”, allestita presso la Galleria delle Arti e inaugurata nella giornata di domenica.

giovedì 17 novembre 2011

L'ARTE è UN GIOIELLO:domenica 20 verrà inaugurata la mostra



Verrà inaugurata domenica 20 novembre presso la nuova Galleria delle Arti la mostra “L’arte è un gioiello”. L’evento, curato dall’associazione InArte, ha una storia molto particolare. Infatti è il frutto di un’iniziativa nata qualche mese fa dall’idea di due commercianti locali, Sandro e Paolo Rossi: insieme a InArte hanno proposto agli artisti di creare opere ispirate al gioiello per poterne poi selezionare una da utilizzare per la campagna pubblicitaria del negozio, grazie alla collaborazione con lo studio grafico InQuota. A questa proposta hanno risposto 42 artisti, interpretando il tema del gioiello in maniera molto personale, con l’utilizzo di tecniche diversissime tra loro.
Inizialmente l’intento era quello di selezionare una sola opera, ma gli artisti selezionati alla fine sono stati due: Luigi Cioli e Fabrizio Maffei. Luigi Cioli è un artista autodidatta dedito alla ricerca cromatica e informale, con alle spalle un numero consistente di partecipazioni a mostre sia collettive che personali, in Italia e all’estero. Fabrizio Maffei è invece un giovane talento che è venuto recentemente allo scoperto grazie a InArte, partecipando a manifestazioni con delle sculture in metallo e parti di recupero di macchinari industriali assemblati dall’artista e portati a nuova vita.
La campagna pubblicitaria è già partita e l’iniziativa sul gioiello è stata scelta dal team di architetti romani che si riunirà a Fabriano per il congresso itinerante “3 side of design”, scegliendo la mostra per accompagnare la tappa fabrianese.
L’iniziativa stupisce per il forte interesse mostrato dai due commercianti nel dar vita a questo connubio tra arte e pubblicità. Proprio per questo abbiamo deciso di chiedere direttamente ai negozianti il motivo di questa scelta.
Come è nata questa iniziativa?
L’iniziativa nasce perché vogliamo comunicare con il pubblico attraverso un canale che non è la pubblicità vera e propria, ma promuovendo anche l’arte in quante il gioiello e l’arte sono legati in maniera intrinseca. E’ un modo di comunicare con il pubblico in maniera più umana e questo ci piace.
Come è avvenuta la selezione delle opere?
Cercavamo qualcosa che potesse esprimere energia, fantasia e creatività e le due opere scelte sono quelle che ci rappresentano maggiormente. Ci piace l’idea della fusione dell’oro dell’opera di Luigi Cioli, perché rappresenta ciò che si trova all’origine del gioiello. L’opera di Fabrizio Maffei ci è piaciuta molto per quanto riguarda l’orologeria, per il gioco che crea e per il movimento che rappresenta.
Quale è il legame tra un’attività commerciale come la vostra e la promozione dell’arte?
Noi vogliamo cercare una fusione tra il commercio e l’arte, è un po’ quello che una volta faceva il mecenate a grandi linee. L’idea è quella di promuovere l’arte e la gioia del gioiello, ma non è solo un’iniziativa finalizzata alla vendita, noi cerchiamo di far crescere la nostra area con i piccoli mezzi che abbiamo a disposizione.
Ci sarà un seguito a questa manifestazione?
A noi piacerebbe molto dare un seguito a questa iniziativa: l’idea è quella di proporre più avanti anche altre forme di comunicazione come la fotografia e la musica.
L’arte per noi è molto importante, vorremmo spiegare che nel nostro lavoro ci mettiamo passione e che ci siamo per la crescita della città.









venerdì 11 novembre 2011

L'arte sensibilizza:ultimi giorni per la mostra su anoressia e bulimia

Ultimi giorni di apertura per la mostra sul tema anoressia e bulimia, collocata nell'ambito della manifestazione "Il pane spezza, chi non ha senso ha denti". La mostra,organizzata da InArte in collaborazione con il centro HETA di Ancona e con il centro Libellula, è stata inaugurata il 28 ottobre e si trova presso la nuova Galleria delle Arti di Via Gioberti. La mostra ospita numerose opere  che trattano la delicata tematica dei disturbi alimentari ed ha fin'ora avuto un grande successo: in numerosi hanno visitato la Galleria della Arti, sostenendo che la mostra ha un impatto psicologico importante, segno evidente che l'intento di sensibilizzazione che l'iniziativa si poneva sin dall'inizio è stato perfettamente raggiunto.

mercoledì 2 novembre 2011

IL CINEMA? LA MIA UNICA DANNAZIONE Intervista a Giovanni Veronesi

Visto il recente conferimento del Premio Fabriano Artisti dello Spettacolo al  toscano Giovanni Veronesi, ripropongo un'intervista al regista uscita su "L'Azione" durante la scorsa estate.





Giovanni Veronesi è un personaggio noto nel panorama cinematografico italiano e, anche chi non ne conosce il nome sicuramente avrà visto i suoi film: i suoi Manuali d’amore, Italians, Genitori e Figli, solo per citare i più recenti. Il regista la scorsa settimana si trovava proprio a Fabriano, dove da anni ormai frequenta lo studio del fisioterapista Bruno Palombi, e si è gentilmente prestato ad una chiacchierata con  i giornalisti e con  il regista horror Sergio Marcello Fabrinsky e i suoi attori, curiosi di apprendere da un uomo di successo i suoi racconti sul mondo del cinema.
Visto che non è la prima volta che viene a Fabriano, che idea si è fatta di questa città?
Ho avuto modo di vedere la città solo velocemente quindi non mi sono fatto un’idea precisa. Comunque chiunque ha disegnato sulla sua carta! Ciò che mi colpisce è questa passione per i film horror che sta nascendo e si sta facendo un buon lavoro. Mi piace che a Fabriano  si facciano gli horror, è una cosa stranissima e particolarissima. Penso che sia una buona cosa per una città come questa in cui il cinema magari non è che capita spesso. Dove ci sono persone così c’è sempre spazio per far crescere dei talenti. Non tutti hanno modo o coraggio di andare a tentare fortuna a Roma e quindi è importante che anche in un contesto così ci sia qualcuno che ti ci faccia avvicinare al cinema. E’ in questo modo, in queste occasioni che capisci se ti scatta qualcosa che ti fa comprendere che del cinema poi non ne puoi più fare a meno.
E il suo di approccio al cinema come è avvenuto? Anche per lei è iniziato tutto in una piccola realtà?
E’ sempre così. Io vivevo a Prato, una cittadina che di cinema non ne sapeva niente. C’era un signore che faceva il regista girando film amatoriali e mi ricordo che un giorno mi fermai per un’ora e mezza a guardare un suo set cinematografico per strada. Il regista quando si accorse che io mi ero fermato molto di più di normali curiosi si mise a parlare con me e mi chiese se volevo aiutarlo. Iniziando ad aiutarlo ho capito che non avevo scelte. L’unica dannazione che ho capito di avere in quel momento era che non avrei avuto alternative al cinema.
Nel suo ultimo film lei ha diretto il grande  Robert De Niro: c’è stata un po’ di soggezione da parte sua?
C’è stata e c’è ancora! Ancora adesso quando lo vedo mi viene in mente che lui è Toro Scatenato, Al Capone e altri ancora, insomma ha fatto cose incredibili! Ma è una persona straordinaria, con lui si parla come ad un fratello ed è stata un’esperienza stupenda lavorare insieme a lui.
Lei come lo definirebbe il cinema italiano di oggi?
Proprio poco fa sono stato a Narni a presentare la Grande Guerra, un film di Mario Monicelli e me ne sono rivisto un pezzo: ho pensato che come regista era modernissimo, anche perché la stessa cura dei dettagli messi nei titoli di coda che lui ha utilizzata l’ho rivista anni in un film di Tarantino. Questo significa che i nostri registi erano avanti, ma penso che quella generazione di registi, Monicelli, Fellini, Rossellini, Antonioni per ora è inarrivabile. Il cinema di adesso è sicuramente minore, però sono periodi..ci vuole una rivoluzione culturale per produrre un nuovo risveglio.
Quale è stato il suo film più sofferto?
Uno dei primi: “Silenzio si nasce”. La storia è quella di due feti che aspettano 9 mesi dentro la pancia della mamma prima di nascere. Era un fantasy, anche se io non sapevo che stavo facendo un fantasy. E’ stato sofferto perché era girato tutto all’interno di un grembo materno interamente ricostruito da uno scultore italiano, Giovanni Albanese, fatto con un’idea molto primordiale di quello che si vive nella pancia. E’ stato difficilissimo stare per otto settimane lì dentro. Me la ricordo come un’esperienza faticosissima.
Quali sono i suoi film che lo hanno reso più orgoglioso?
Io in generale mi inorgoglisco quando finisco un film, lo guardo e capisco che è stato realizzato al 70% di come lo avevo in testa. Il 30 % lo perdi sempre per strada, magari perché non hai l’attore giusto, o perché il giorno in cui devi girare una certa scena il tempo non è quello che vorresti o magari perché non hai l’idea giusta al momento giusto e la creatività costa, quindi per rispettare i tempi di produzione a volte bisogna trovare un’idea per forza, senza poter rimandare, ma quella idea poi sarà eterna. Ecco perché questo è un mestiere difficile.
Sempre che si possa svelare: progetti per il futuro?
Tra un anno dovremmo iniziare le riprese per il nuovo film..