(articolo pubblicato su "L'Azione" del 1/06)
Tre giornate dedicate alla
musica, alla poesia, al cinema ma anche all’arte: questo è Poiesis, la kermesse
culturale che anche quest’anno ha portato a Fabriano esposizioni di prestigio.
Grande spazio alla
fotografia, con cinque esposizioni nelle suggestive location del centro
storico, occasione per riscoprire posti come l’Oratorio del Gonfalone o la
cripta della chiesa di San
Benedetto. Gabriele Basilico ha messo in mostra i quattro stabilimenti dismessi delle Acciaierie Falck di Sesto, il più grande gruppo siderurgico di cui rimangono ora solo dei ruderi: le foto di Basilico giocano con luci e ombre, con detriti e polvere testimoniando così la fine di un’era industriale. Le genti di Dio sono invece i soggetti di Monika Bulaj, che fa della spiritualità orientale l’oggetto delle sue fotografie, in grado di cogliere genti lontane ritratte in momenti di raccoglimento e di grande umanità. Più artificiosi gli scatti di Giorgio Barrera “Throug the window”: fotografie che ritraggono delle finestre con tutto ciò che succede aldilà delle ante aperte o chiuse. Un’insieme di scene quotidiane per degli scatti che rispecchiano l’attrazione nello spiare l’intimità degli altri. E poi ancora i paesaggi di Luca Campigotto, che nei suoi scatti immortala luoghi selvaggi ed imponenti in maniera poetica e mai scontata, giocando con i colori e con i bianchi e neri per delle fotografie che portano l’immensità di posti di tutto il mondo all’interno di una stanza. E infine Andrea Jemolo e i suoi scatti che testimoniano la ristrutturazione e la completa trasformazione di Punta della Dogana, l'ex porto monumentale di Venezia ora sede permanente delle opere dalla collezione di François Pinault .
Benedetto. Gabriele Basilico ha messo in mostra i quattro stabilimenti dismessi delle Acciaierie Falck di Sesto, il più grande gruppo siderurgico di cui rimangono ora solo dei ruderi: le foto di Basilico giocano con luci e ombre, con detriti e polvere testimoniando così la fine di un’era industriale. Le genti di Dio sono invece i soggetti di Monika Bulaj, che fa della spiritualità orientale l’oggetto delle sue fotografie, in grado di cogliere genti lontane ritratte in momenti di raccoglimento e di grande umanità. Più artificiosi gli scatti di Giorgio Barrera “Throug the window”: fotografie che ritraggono delle finestre con tutto ciò che succede aldilà delle ante aperte o chiuse. Un’insieme di scene quotidiane per degli scatti che rispecchiano l’attrazione nello spiare l’intimità degli altri. E poi ancora i paesaggi di Luca Campigotto, che nei suoi scatti immortala luoghi selvaggi ed imponenti in maniera poetica e mai scontata, giocando con i colori e con i bianchi e neri per delle fotografie che portano l’immensità di posti di tutto il mondo all’interno di una stanza. E infine Andrea Jemolo e i suoi scatti che testimoniano la ristrutturazione e la completa trasformazione di Punta della Dogana, l'ex porto monumentale di Venezia ora sede permanente delle opere dalla collezione di François Pinault .
Inoltre la
mostra fotografica in cui sono stati esposti i lavori della Foto Officina: un
insieme di scatti che ritraggono personaggi, mestieri e luoghi del territorio
fabrianesi. Il risultato di un lungo lavoro che dallo scatto allo sviluppo, il
tutto con il metodo analogico, ha portato alla creazione in toto delle foto
esposte.
La grande arte pittorica è stata invece presente
con quattro opere di Jean Francois Niceron: le anamorfosi del grande matematico
ed artista del ‘600 hanno stupito tutti con i giochi di prospettiva che offrono
e per una visione unica delle immagini riprodotte.
E ancora
l’arte contemporanea è arrivata a Fabriano con alcune opere di grande formato
del regista e artista newyorkese Julian Shnabel, che anche nella sua arte
mescola il linguaggio cinematografico con quello pittorico per dei risultati
estremamente singolari, con tele astratte e complesse che disarmano il
visitatore. Tutte le esposizioni, collocate nel centro storico della città,
hanno dato la possibilità ai visitatori non solo di fruire delle opere degli
artisti, ma anche di scoprire o riscoprire luoghi spesso dimenticati: opere
d’arte all’interno di altre opere d’arte. Forse il significato di Grande Opera
sta in questo.