lunedì 26 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA: mostra L'UTOPIA DELLA CITTA'


31 marzo / 15 aprile 2012
Nuova Galleria delle Arti, Via Gioberti Fabriano

a cura di: Vitaliano Angelini
con: Urbino Arte, arte, cultura e conoscenza ed InArte

Inaugurazione: sabato 31 marzo, ore 18.00

Aperto: martedì/domenica dalle 17.00 alle 20.00

Patrocini:
Città di Urbino, Ass. alla Cultura
Città di Fabriano, Ass. al Turismo


Diversi possono essere i modi per rappresentare o rivisitare una città ideale:
 fisico, metafisico, sublimato, intellettuale, razionale, trascendente, disvelato, immaginario.
Percorso del pensiero, mondo dell'apparenza, città dell'utopia, forma del desiderio.
La citta' ideale e' il nostro bisogno di mito.
 
 
“L’utopia della città” è il titolo della mostra organizzata  dall’associazione “Urbino-Arte, arte, cultura e conoscenza” in collaborazione con l’Associazione “In Arte” di Fabriano; l’esposizione oltre agli urbinati propone anche artisti fabrianesi, pescaresi , eugubini e ginevrini i quali, in questa occasione si sono cimentati su un tema che, come ha scritto nella premessa alla mostra Vitaliano Angelini, presidente dell’associazione U.A., non vuol essere solo una rivisitazione di esempi rinascimentali di città ideale, ma si pone come anche quale riflessione sul concetto stesso di città.
 È possiblei difatti affermare -dice Angelini- con certezza che oggi assistiamo ad un rinato interesse, da parte della civiltà contemporanea e degli architetti moderni, nei confronti della città intesa come spazio intelligente e flessibile. L’ interesse per la città e il suo sviluppo, poi, lo si deve anche all’idea di centralità della città che già nel Quattrocento aveva acquistato il ruolo di perimetro e crocevia dell’agire storico dell’uomo.
 La proposta della mostra, però, intende essere anche la comunicazione di un percorso con cui gli artisti hanno visualizzato quel bisogno di mito che loro e  tutti noi ci portiamo dentro.
Gli autori presenti : Vitaliano Angelini, Omero Renato Angerame, Tiziana Bargagnati, Nello Bocci, Anne Brechbul,Leopoldo Ceccarelli, Giorgio Focarini, Giuliano Garattoni,Davide Leoni,Vilma Baiocco,Clodoveo Masciarelli, Mauro Patarchi, Nino Pieri, Claudio Schiavoni, Giulio Serafini, Otello Sisti,Gianfranco Zazzeroni, Franco Zingaretti, con le loro opere - il cui formato di cm. 50 x 160, rigorosamente uguale per tutti, che evoca, in forma ridotta, quello delle più note tavole di Urbino, Berlino e Baltimora- di là della citazione colta, vogliono richiamare l’attenzione del visitatore sul rinato interesse della civiltà contemporanea verso la città intesa , oggi, come spazio intelligente e flessibile.
La mostra  della galleria……. rimarrà aperta dal 31 marzo al 13 aprile 2012 e, nella varietà delle sue proposte, stimolando a prestare particolare attenzione allo sviluppo urbano contemporaneo è molto gradevole e intelligente.   

E’ significativo il viaggio che questa mostra sta compiendo ed accattivanti sono i concetti che essa testimonia in relazione agli spazi, tutti quelli che la civiltà contemporanea abita: tematiche di assoluta e sentita priorità sociale.
Altrettanto significativo è l’intervento della creatività degli artisti che hanno interpretato il tema evolvendo “L’Utopia della città” secondo la sensibilità di ciascuno.
Non sorprende che un tema tecnicistico ed assolutamente scientifico per certi versi, sia spunto di tanta potenza cromatica e creativa, poiché tale evoluzione testimonia l’auspicio, o il prepotente suggerimento, che le città siano “vive”.
La parola Utopia rimanda a progetti e a valori che hanno il fascino del divenire; visioni di spazi che speriamo non siano irraggiungibili, ma che ottimisticamente ci aiutino a migliorare le nostre città, ad umanizzarle, renderle perfette, armoniose e profondamente amate.
E’ un augurio questo, che Fabriano accogliendo queste opere, sulla scia della visione degli artisti evolva in un progetto di creatività e spirito solidale verso un crocevia di architet
ture e strade meravigliosamente “vive”. “L’Utopia della città”, allora, non è casuale.
InArte / Anna Massinissa


Opere di:

VITALIANO ANGELINI

OMERO RENATO ANGERAME

TIZIANA BARGAGNATI

NELLO BOCCI

ANNE BRECHBUL

LEOPOLDO CECCARELLI

GIORGIO FOCARINI

GIULIANO GARATTONI

DAVIDE LEONI

VILMA MAIOCCO

CLODOVEO MASCIARELLI

MAURO PATARCHI

NINO PIERI

CLAUDIO SCHIAVONI

GIULIO SERAFINI

OTELLO SISTI

GIANFRANCO ZAZZERONI

FRANCO ZINGARETTI

giovedì 15 marzo 2012

Raffiniamo gli affetti: i ragazzi del Morea-Vivarelli in scena con Mogol


Grande successo per lo spettacolo dei ragazzi dell'Istituto Morea-Vivarelli "(R)affiniamo gli affetti", andato in scena mercoledì 14 e giovedì 15 al Teatro Gentile. Gli studenti, guidati dalla professoressa Cristina Corvo, hanno organizzato uno spettacolo incentrato sulla tematica dell'amore. L'idea è nata dagli interrogativi su questo tema che i ragazzi ponevano alla loro insegnante: da qui l'idea di creare uno spettacolo che parlasse per l'appunto di amore. Due ore e mezza di sketch dal tono ironico, riflessioni e musica.
Gli sketch sono stati preparati dai ragazzi insieme a Cristina Corvo, Fabio Bernacconi e Don Umberto Rotili, il coro è stato invece seguito dalla maestra Paola Paolucci, mentre le coreografie sono state curate dal centro danza Effedue. Ospite d'eccezione il famoso paroliere Mogol, autore di testi d'amore interpretati da artisti dal calibro di Lucio Battisti, Fausto Leali e Celentano, solo per citarne alcuni. Mogol è stato intervistato da due delle studentesse della scuola, parlando così della sua carriera e riflettendo insieme ai ragazzi sul tema dell'amore. Altro intervento è stato quello della psicoterapeuta di coppia Michela Pensavalli, a cui le due intervistatrici hanno posto interessanti domande riguardo il tradimento, la gelosia e la vita di coppia.
A conclusione di tutto ciò l'intervento di Don Gabriele Trombetti che ha simpaticamente parlato del matrimonio. Uno spettacolo curato nei dettagli, che ha visto i ragazzi protagonisti di un incontro da cui è uscita un'immagine dell'amore tutt'altro che banale.

martedì 13 marzo 2012

ARTEDONNA 2012: LA MAIL ART CELEBRA IL MONDO FEMMINILE




Sabato 3 marzo presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli è stata inaugurata la mostra collettiva Mail Art, dando così il via alla terza edizione dell’iniziativa “ArteDonna 2012: incontro artistico dedicato alla festa della donna”.  
Come negli scorsi anni l’associazione culturale InArte, che ha organizzato l’evento, in concomitanza con la festa della donna celebra il mondo  femminile con una mostra artistica che, in linea con le iniziative dell’associazione, innesca uno scambio culturale tra artisti provenienti da diverse parti d’Italia e non solo. Infatti InArte attraverso questa terza edizione di ArteDonna amplia i suoi confini: oltre al connubio con Gubbio, già presente nelle scorse edizioni e testimoniato anche quest’anno con una mostra parallela nella città umbra inaugurata l’8 marzo, InArte apre i suoi orizzonti a tutta Italia e non solo, con la partecipazione all’esposizione fabrianese di artisti provenienti dalla Germania e da altre zone d’Europa e del mondo.
La donna è il centro di questa esposizione e la mail art è il mezzo scelto per comunicare: una forma artistica che prevede opere su cartolina, dove gli artisti hanno a disposizione pochi centimetri di carta per veicolare il loro messaggio nelle forme artistiche più disparate, messaggio legato al mondo femminile nelle sue molteplici sfaccettature.
Il risultato è un connubio di colori e di idee, che ha portato più di 155 artisti ad aderire all’iniziative con più di 750 opere in formato cartolina che celebrano il mondo delle donne. Inoltra la mostra è accompagnata dalla presenza di 5 contenitori di mail art provenienti da precedenti eventi che si sono tenuti ad Arcevia nelle scorse estati.
Attraverso questo appuntamento l’associazione InArte svolge il duplice compito di unire insieme artisti diversi tra loro per tecnica e cultura e contemporaneamente innesca una riflessione sul mondo femminile e sul ruolo della donna: ancora una volta quindi l’associazione ricorda la funzione  sociale dell’arte, mezzo attraverso il quale comunicare i propri vissuti al fine di coinvolgere la sensibilità dei visitatori sulle tematiche proposte.
Durante l'inaugurazione, alla quale hanno partecipato l’assessore Sonia Ruggeri e il vicepresidente della Provincia Giancarlo Sagramola,  l'artista Laura Pavoni ha intrattenuto il pubblico con delle letture dedicate al tema della donna, mentre il poeta Antonio Cerquarelli ha affascinato il pubblico presente con delle personali rime ed interpretazioni legate alla tematica.
L’evento è patrocinato dal Comune di Fabriano, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana e dal MIBAC (Direzione Regionale per i Beni Culturali delle Marche) e sarà possibile visitare la mostra fino al 1 aprile.

giovedì 8 marzo 2012

Comunicazione di servizio



Innanzitutto grazie a tutti i lettori che stanno aumentando incredibilmente in questi ultimi giorni!
Vorrei però in queste poche righe lanciare un appello: sorprendentemente ho notato, guardando le statistiche del blog, che ho dei lettori addirittura negli Stati Uniti! Che dire..Wow! Dunque, siccome la curiosità è indubbiamente femmina, ho una gran voglia di scoprire chi sono costoro! 
Quindi: LETTORI D'OLTREOCEANO PALESATEVI E CONTATTATEMI (tramite facebook o all'indirizzo email gaia.germoni@yahoo.it), MI FAREBBE DAVVERO TANTO TANTO PIACERE!
Un saluto a tutti
Gaia

mercoledì 7 marzo 2012

Come un romanzo - Daniel Pennac



“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare..il verbo sognare”. Queste le righe iniziali di “Come un romanzo” che, come dice il titolo stesso, un romanzo vero e proprio non è. Piuttosto parliamo di una specie di saggio in cui Pennac, da bravo professore e scrittore quale è , parla di quelli che lui stesso definisce i “diritti imprescrittibili del lettore”. Pennac ci insegna in questo libro, con il suo solito tono ironico e sarcastico, cos’è la lettura e quello che deve, anzi quello che può fare un lettore. Innanzitutto il diritto di non leggere , contrariamente all’imposizione di tanti genitori che ordinano ai loro figli di fare qualcosa che in realtà non si può fare se non lo si vuole davvero. E poi Pennac ci parla del “come” si ha il diritto di leggere: è concesso al lettore saltare delle pagine, non finire un libro oppure rileggere lo stesso libro più volte. Non dimentichiamo poi che si può leggere ovunque e leggere in ogni modo, anche a voce alta.
Tutto è concesso al lettore quindi, l’unica regola è volerlo, è entrare con passione in un libro e poi farne quelle che ognuno, personalmente, vuole. E’ questo per  Pennac il bello della lettura, il calarsi completamente in una storia, l’emozione di provare le sensazioni dei personaggi che vengono descritti e raccontati, il bello di evadere dalla propria vita per viverne un’altra e trovare in questa magari delle risposte.
E questo è anche quello che dovrebbero apprendere gli studenti nella scuola, in quella scuola in cui lui insegna e di cui vede i mali, in quella scuola dove troppo spesso i professori impongono letture che , di conseguenza, gli alunni non apprezzano, in quella scuola dove la lettura è troppo spesso un obbligo a cui adempiere in pochi giorni, con la conseguente perdita del puro  piacere di leggere qualcosa semplicemente perché si vuole.
Sono considerazioni semplici ma importanti per comprendere quella che è la reale bellezza della lettura. D’altronde, non dimentichiamoci che ogni scrittore è anche un grande lettore, quindi, chi meglio di Pennac poteva raccontarci in un libro tutto questo?

Giò Rondas: dal successo web al libro





Da qualche tempo l’attenzione degli utenti del web è stata attirata da uno scrittore locale un po’ fuori le righe. Un nome, Giò Rondas, e una serie di aforismi e pensieri che vengono pubblicati nel profilo facebook dell’utente attirando la curiosità di molti che ne apprezzano i contenuti, più volte spunto di interessanti riflessioni. Ora tutto quel vortice di pensieri incentrato nella figura di Giò Rondas, il quale usa tale pseudonimo per mantenere l’anonimato più assoluto, ha preso forma ed è nato un prodotto editoriale grazie alla collaborazione con un team di persone che hanno messo in pratica le proprie competenze per dar vita a questa creazione. Per sapere qualcosa in più sul percorso di questo personaggio, di cui non sveliamo l’identità, gli abbiamo posto alcune domande che ci spiegano il perché di Giò Rondas e la nascita di questa prima pubblicazione.
Come nasce Giò Rondas? Dietro questa figura si cela una sola persona?
Giò Rondas nasce spontaneamente, senza avere alle spalle un percorso, un progetto o altro, ma solo la volontà di tradurre in parole alcuni pensieri che erano per tanto tempo rimasti sospesi nella mia vita, nella mia anima, nei miei ricordi, nella mia sensibilità. Solo dopo la pubblicazione di alcuni scritti mi sono reso conto che la condivisione, i commenti e l'effetto che avevano su facebook e sulla rete erano diventati numerosi, significativi e che in molti apprezzavano ciò che pubblicavo e mi esortavano a continuare a farlo. A quel punto il sito e soprattutto il profilo facebook sono stati presi d'assalto da migliaia di utenti...il resto credo sia abbastanza noto. Mi chiedi chi si cela dietro questa figura: una persona sola oggi con uno staff che ne cura immagine, media relation e piano editoriale.
 La scelta di Giò Rondas di non rivelare la tua identità da cosa deriva? C’è un legame tra questa decisione e i suoi scritti?
La scelta è provocata dal solo fatto di volere far parlare le parole, i pensieri che scrivo senza che un'immagine, un nome, un percorso di vita li contaminino. Una scelta in controtendenza in una società dell'immagine e non dei contenuti, io voglio far parlare questi ultimi.
 Quale è il legame tra Giò Rondas e il web? 
Il web è un po' il padre di Rondas, avendogli dato i natali. Più semplicemente uno strumento che Giò Rondas utilizza per arrivare a più gente possibile. 
Parlaci  della pubblicazione del primo libro di Giò Rondas, come è nato, come è stato sviluppato e dove è possibile trovarlo.
Il piano editoriale, di cui al momento sono stati pubblicati libro e calamite, è nato con la nascita dello staff, dove grafici, esperti di social network, illustratori, professionisti delle media relation si sono incontrati, contaminati e hanno interpretato i miei pensieri in modo eccezionale, tanto da convincermi a pubblicare questo primo libro. Si può acquistare on line sul sito www.giorondas.com in alcune librerie locali.

giovedì 1 marzo 2012

OCCIDENTE SOLITARIO: un noir grottesco che parla di solitudine






Due fratelli in eterno conflitto, Coleman (Claudio Santamaria) e Valene (Filippo Nigro). Un prete (Massimo de Santis) con perenni crisi di fede. Una “ragazzina” (Nicole Murgia) che vende whisky di contrabbando. Questi sono i quattro personaggi dello spettacolo andato in scena al Teatro Gentile lo scorso sabato, “Occidente solitario”(di Martin McDonagh, regia di Juan Diego Puerta Lopez).
Lo scenario è quello di un folle paesino d’Irlanda, dove vivono Coleman e Valene. I due fratelli hanno appena perso il padre (solo loro sanno come) e, anziché vivere normalmente il loro dolore, pensano solo a bere whisky. Valene è una persona estremamente possessiva: segna l’iniziale del suo nome su tutto ciò che è suo, sulla casa lasciatagli in eredità, sul forno a legna rosso che ha da poco comprato e nutre un’ossessione particolare verso le statuine di santi con cui ha riempito l’abitazione. Il fratello Coleman invece non possiede nulla: tutto ciò che riesce a fare è bere di nascosto il whisky di Valene e rubare le sue patatine, ovviamente quando non è in giro per partecipare da scroccone al banchetto di qualche funerale.
Quando i due si trovano insieme la lite è scontata: non riescono ad andare d’accordo sin da bambini e le loro vite sono trascorse tra diffidenza reciproca e stravaganti vendette. Anche nei momenti più tranquilli la violenza tra loro è sempre pronta ad esplodere, basta una sola parola.
L’unica persona che cerca di farli riunire è Padre Welsh (o Walsh?), un parroco dal carattere debole e dal vizio dell’alcool che, in preda alle sue sbronze tristi, manifesta ingenti crisi di fede, crisi accentuate dalle tragiche vicende che si susseguono nel paesino e di cui lui si sente responsabile.
Tramite importante tra il parroco e i due fratelli è una ragazza senza nome, che tutti chiamano “ragazzina”. Lei, giovane e bella, vende whisky di contrabbando porta a porta attirando gli sguardi maliziosi di tutti e nutre un affetto particolare per padre Welsh.
Tutto lo spettacolo ruota intorno alla solitudine dei personaggi che non riescono ad avere un rapporto umano perché profondamente disadattati ed irascibili, quasi brutali. E la loro brutalità è dipinta da un linguaggio forte e da gesti folli.  Tutto è portato all’eccesso durante lo spettacolo, sia la caratterizzazione dei protagonisti sia i fatti che si susseguono, un eccesso che  diventa a tratti ironico ma dietro cui è ben presente l’incomunicabilità dei personaggi e  la loro perenne solitudine. Un noir grottesco che tocca un tematica attualissima. Dietro al “solitario” del titolo dello spettacolo si trova insomma la chiave di tutta questa commedia un po’ amara.