sabato 29 ottobre 2011

IL RISORGIMENTO FABRIANESE

Fabriano nel periodo risorgimentale ha dato il suo contributo all’unità d’Italia sia grazie al numero abbastanza consistente di volontari che partirono alla volta delle guerre per l’indipendenza italiana, sia grazie alla presenza di un nucleo di patrioti che in gran segreto cospirava per organizzare le insurrezioni. Il periodo decisivo per Fabriano e la sua annessione al Regno d’Italia fu il biennio 1859-60. In questo periodo i patrioti fabrianesi si organizzarono nel Comitato Nazionale che prese il nome di Ferruccio. Ne facevano parte soprattutto membri dell’alta società fabrianese, come il cav. Benigno Bigonzetti,  celebre patriota amico di Garibaldi, il cav. Gaetano Amorosetti, futuro vice sindaco della città di Fabriano, il marchese di Camarzano Carlo Benigni, primo sindaco di Fabriano dopo il 1860, il dottor Emidio Bocci, celebre per aver curato La Farina, ed altri ancora. Il Comitato Ferruccio aveva il suo quartier generale nella zona di Castelveccio, zona adatta a fuggire i continui controlli della polizia pontificia grazie alle sue stradine secondarie poco in vista. Inoltre era proprio questa la zona in cui  abitavano i più fervidi patrioti fabrianesi. Qui c’era la casa del dottor Emidio Bocci, in cui venivano nascoste le munizioni e le armi con cui venivano riforniti i patrioti. In questa casa inoltre veniva preparato il vitto che ogni giorno veniva portato dal calzolaio Lazzari agli esiliati di altre città che avevano trovato rifugio presso i patrioti fabrianesi e inoltre in casa Bocci avvenivano le riunioni del comitato, durante le quali la cognata del dottore rimaneva sulla via di casa a fare la sentinella .
In casa del marchese Benigni invece venivano nascosti i documenti del Comitato, che erano premurosamente conservati dal marchese e dalla moglie Laura, anch’essa patriota convinta. I documenti di Ferruccio venivano nascosti proprio in questa abitazione perché qui vi abitava anche il marchese Roderigo, padre di Carlo, il quale era un sanfedista e un cameriere di cappa e spada del pontefice, e dunque persona insospettabile. Infatti un curioso episodio ci narra che, arrivata la polizia in casa Benigni, la marchesa Laura nascose il materiale incriminato in camera del suocero ed esso venne così salvato.

Ferruccio era alle dipendenze di un altro Comitato, quello di Rimini, che faceva capo alle città marchigiane e in cui si preparava l’insurrezione definitiva. Questa fu fissata per l’8 settembre del 1860 e scoppiò nella città di Pergola, dove circa 180 fabrianesi andarono a combattere. Poco dopo le truppe del generale Cialdini iniziarono la liberazione delle Marche. A Fabriano la guarnigione pontificia se ne andò ancor prima che arrivasse l’esercito piemontese, il giorno 14 settembre. Nello stesso giorno un gruppo di bersaglieri entrò attraverso la porta del Borgo (poi chiamata Barriera Bersaglieri per ricordare l’avvenimento). Subito ci furono grandi festeggiamenti in tutta la città e nell’immediato le ormai vecchie autorità diedero le dimissioni e venne nominata una Giunta provvisoria di governo che a sua volta nominò una commissione municipale. Fabriano era libera, ma il passo definitivo fu il plebiscito del 4 e 5 novembre con cui la popolazione era chiamata a scegliere se entrare a far parte o meno del nuovo regno. La scheda elettorale presentava una semplicissima domanda: “Volete entrare a far parte della monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele II?” A Fabriano 2080 voti favorevoli schiacciarono i soli 2 contrari e così il popolo scelse democraticamente l’annessione al Regno d’Italia.