mercoledì 22 maggio 2013

Fabriano InAcquarello 2013: sguardo sul mondo


L’arte che crea uno sguardo sul mondo: è questa la sintesi delle 12 mostre di Fabriano InAcquarello 2013, mostre che per un mese interno (dal 12 aprile al 12 maggio) sono state distribuite nei contenitori culturali del centro storico di Fabriano dopo le tre giornate della convention internazionale che ha unito nella città della carta oltre 180 artisti di tutto il mondo.


Ogni artista ha la propria visione, ogni artista ha un modo personale di utilizzare l’acqua congiunta al pigmento, eppure ogni artista compone un tassello importante di una comunità internazionale variegata. Ognuno con le sue peculiarità.
Ecco perché per me allestire e visitare le esposizioni è stato come fare un viaggio attraverso sette paesi differenti e lontani tra loro, accorgendomi di come gli acquarellisti, perfettamente integrati con le loro opere, siano portatori “sani” delle loro culture d’origine.

Il maestro Piet Van Leuven a lavoro durante il suo workshop  
Partiamo dall’Italia: l’oratorio del Gonfalone, il complesso di San Benedetto e il Museo Mannucci Ruggeri hanno ospitato gli italiani, quelli dell’associazione InArte e della scuola milanese di Angelo Gorlini. Sono variegati, hanno una predilezione per i paesaggi naturali ed urbani del Bel Paese ma anche per i ritratti e per le nature morte. E poi non manca l’avanguardia artistica, con l’intento di togliere all’acquarello l’appellativo di tecnica artistica tradizionalista: giochi di colori e materiali diversi per delle opere fuori dal convenzionale.
Poi la Pinacoteca civica Molajoli: questo è il luogo che ha ospitato le due mostre degli acquarellisti del Belgio e della Francia. Tecnica sopraffina, nessuno escluso e toni più cupi. Sembrava quasi di sentire un po' del freddo del nord. Un bel freddo. La stessa impressione la davano le due opere finlandesi presso il Museo Mannucci Ruggeri: poche ma buone, con il merito di creare un’atmosfera sognante.
Poi la Nuova Galleria delle Arti, luogo di tre esposizioni.  Iniziamo con i brasiliani che, con la loro semplicità ed impulsività, hanno ritratto il caldo del loro paese con toni forti, immediati, con colori accessi. D’altronde "Il colore è vita", come mi ha detto la leader del gruppo brasiliano Iole di Natale. Poi gli artisti irlandesi,  tra i più eterogenei: c’è chi dipinge la musica, c’è chi tende all’iperrealismo (come nell’acquarello still life che ritrae le ciliegie di Pauline Doyle), con il denominatore comune di uno stile quasi grafico.
Infine la Spagna, poliedrica, dove l’astrazione si mescola con paesaggi marini passando per nature morte che sembrano prender vita.
Senza ovviamente dimenticarci dei due maestri le cui opere sono state esposte in due personali al Museo della Carta e della Filigrana: il primo, il belga Piet Van Leuven, con poche e precise pennellate di colore riesce a creare paesaggi composti da pochi elementi, basati sulla contrapposizione di velature che creano giochi di luci ed ombre. Il secondo è l’italiano Angelo Gorlini con le sue opere astratte o iperrealiste: sta alla libera interpretazione del visitatore decidere da quale angolazione vederle.
Dunque lo scambio culturale prosegue, anche dopo le tre giornate della convention e dopo la chiusura delle mostre.Si guarda già al futuro, ad un'altra occasione per intraprendere un viaggio interessante dal centro storico della città della carta, diventata ormai anche la capitale italiana dell’acquarello su carta.



Gaia Germoni