mercoledì 21 settembre 2011

GLI SPAVENTAPASSERI EMIGRANO DA FABRIANO A ROMA


“Ridateci la terra. 50 spaventapasseri scendono in piazza” : questo il nome dell’esposizione che in molti hanno visitato quest’estate presso i giardini del Poio di Fabriano.  Ora la mostra, organizzata da InArte e curata da Giuseppe Salerno nell’ambito della manifestazione “Festando 2011”, sulla scia di un ottimo successo, si è trasferita presso l’Atelier degli Artisti di Roma, dove gli spaventapasseri rimarranno esposti dal 30 settembre al 2 ottobre.
La mostra si sposta, gli spaventapasseri emigrano nella capitale per reclamare, esattamente come hanno fatto a Fabriano, la loro terra.
 Dietro queste opere fatte di materiali e colori disparati, che riflettono lo spirito creativo  di ognuno dei 50 artisti che ha  partecipato alla mostra, si cova un filo conduttore forte: si tratta del rapporto tra l’uomo e la natura, un rapporto che richiama un passato visto in modo nostalgico. Gli spaventapasseri vengono proprio da quel passato, come dice Salerno: “loro erano lì, piccola cosa, a difendere il lavoro d’ogni giorno per la sopravvivenza. Non certo per scongiurare i nubifragi, i terremoti e le catastrofi, ma per tenere lontani gli uccelli”.
Cos’è cambiato da allora? Molto è cambiato, come tutti sanno. La campagna è stata soppiantata dalle grandi città e inevitabilmente lo stile di vita ha subito una metamorfosi: da lento qual’era a frenetico e nevrotico. E in questa frenesia molte cose sono andate perdute, in primis il rapporto appunto con la natura stessa, che è stata soffocata dal cemento e in cui, come ha scritto Salerno, gli orizzonti sono scomparsi dietro le costruzioni. Così gli spaventapasseri scendono in piazza per reclamare la loro terra, per riflettere su come l’uomo “sempre più chino a curare il “proprio” orticello, ha smesso, scacciati gli uccelli, di osservare le stelle, ha innalzato steccati ed ha preso, dimentico dall’antica coscienza e carico della presunzione di chi vuol sentirsi vicino al creatore, a edificare il suo mondo artificiale”.